Milano in ombra - Abissi Plebi
corrisponde al testoimmagine Era il 1o agosto 1876, quando il periodico letterario la Vita Nuova pubblicò un saggio degli studii da me fatti intorno
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secondo le passioni, da cui era commosso. Sempre al momento d'essere rinchiuso in prigione, nell'animo del captivo sovr'ogni altro sentimento domina
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dell'Ospizio da sicure informazioni era fatta certa che in un determinato circondario di campagna v'erano parecchie famiglie, che avrebbero assunto
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le ragioni che diremo in appresso. (1) Uno di essi venne chiuso per ordine dell'autorità politica. Il proprietario s'era preso un giorno la licenza di
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nostro agio. In un angolo una vecchierella era distesa sopra un altro saccone. Essa poteva contare un settant'anni d'età. Facile era il dirla una
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dipingeva, coll'efficacia della verità, la condizione deplorevole dei poveri abitanti in Parigi. La popolazione operaia vi era, a suo dire, così numerosa
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locandieri "disposti a dare un letto, ad ogni passaggiero era considerevole; se ne contavano non meno di 19226 aventi un personale di 2847 impiegati." Si
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nondimeno a Parigi; nella capitale del lusso a due passi da Bullier. Si diceva, sotto l'Impero, che il bosco di Vincennes era deserto, che le cocottes
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quale non poteva sperare alcun vantaggio. Perocchè la smania di far bottino non era ragion sufficiente per ispronare i plebei a esporre la vita loro a
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abbiam sentito da parecchi tacciar di codino lui e il suo libro. Il signor cav. J. Dauby, autore di molti bellissimi libri popolari, era nel 1874
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Accademia della crusca
